Ad un passo dall’approvazione del decreto legislativo che riforma il Servizio Civile nazionale e istituisce il Servizio Civile universale c’è chi in questi giorni ripropone ancora il tema dell’obbligatorietà del Servizio Civile.
Si disserta tra chi crede che inviando i ragazzi a pulire i boschi ponendo rimedio alla crescente difficoltà dei giovani di trovare un’occupazione, farebbe riacquistare credibilità a qualche politico e chi invece pensa che rendere il servizio civile obbligatorio è l’unico modo per i giovani di capire che esistono anche doveri e non solo diritti, responsabilità e non solo opportunità.
Bamboccioni, choosy e mammoni. Si riproducono slogan. Ma procedere per aggettivi non aiuta perché non esiste un giovane standardizzato da assumere come modello di comodo per affibbiare etichette con le quali pensiamo di aver capito e risolto il problema.
A rispolverare per primo l’idea del Servizio Civile obbligatorio è stato il Segretario della Lega Matteo Salvini, quando nel luglio scorso, comunicò che stava preparando una proposta di legge per reintrodurre il Servizio Civile e militare obbligatori per i maggiorenni.
Come Rappresentanza Nazionale dei volontari in Servizio Civile esprimiamo posizione contraria alla reintroduzione dell’obbligo di leva civile per i giovani, non licenziando, tuttavia, la questione con l’alibi dell’impraticabilità economica per il nostro Paese che a piccoli passi si dirige verso l’universalità, cioè la possibilità di partecipare per chiunque ne faccia richiesta, ma rafforzandola con l’idea che l’obbligatorietà vede i giovani privati dell’autodeterminazione.
Il Servizio Civile è tra i progetti di partecipazione giovanile per eccellenza dello Stato che, a nostro avviso, non può tradursi in una pretesa di coinvolgimento, ma che richiede il rischio di scommettere sulla libera scelta. La volontarietà del Servizio Civile connota la scelta strategica di attribuire valore ai giovani investendo nel loro potenziale, che assume come prioritaria la funzione di generare processi virtuosi nella società. Lo Stato è chiamato a valorizzare l’intervento dei giovani alla vita delle comunità tessendo con essi rapporti: bisogna superare le proposte calate dall’alto.
“Un servizio prestato al Paese aiuterebbe milioni di giovani a ritrovare un’identità”… “ Il Servizio Civile, che avrebbe senso solo se obbligatorio per tutti, sarebbe senz’altro un’occasione di crescita”, dicono.
Obbligatorietà. La debolezza dell’approccio italiano alle politiche per i giovani forse è proprio questa, ci si dimentica spesso che i giovani sono soggetti in crescita che necessitano di essere guidati e accompagnati nella gestione delle progettualità. E’ partecipando che essi acquisiscono la possibilità e la capacità di incidere sulle decisioni, nei loro risvolti individuali e comunitari. E’ la partecipazione volontaria al Servizio Civile che rende i giovani più interessati alla realizzazione degli obiettivi, sviluppandone padronanza, senso di protagonismo, responsabilità, autonomia e pensiero critico.
L’idea dell’obbligatorietà del Servizio Civile: una visione del tutto anacronistica.
Il Servizio Civile è cambiato molto dal ‘72, anno della sua nascita, ad oggi. Ma questo è sicuramente un bene, i cambiamenti sono in linea con lo sviluppo dell’Italia e anche di tutta l’Europa.
Il Servizio Civile dal 2001 è una scelta volontaria, un impegno di cittadini liberi verso sé stessi, in cui il volontario partecipa ad un bando e viene scelto ma è soprattutto lui a scegliere di cosa occuparsi, una scelta contraria alle imposizioni dello Stato: se oggi lo stesso Stato trasformasse questa opportunità, occorrerebbe cancellare il Capo I dalla L. 64/2001, oppure abrogare l’intera legge. E questo, ne siamo convinti, sarebbe un passo indietro nei diritti civili conquistati con fatica in questo Paese.
Obbligatorio o volontario? Noi diciamo Universale.
Roma 07.02.2017
I Rappresentanti Nazionali dei volontari in Servizio Civile
Edda D’Amico
Luigi Coluccino
Feliciana Farnese
Stefano Neri