Una storia di cui essere orgogliosi, tutti, perché con grande anticipo il nostro Paese ha riconosciuto, nel ‘72, il principio per cui un cittadino poteva servire e difendere la Patria anche con mezzi ed attività non militari. Quello che sembrava essere un traguardo tanti anni fa, rappresenta la storia da cui si è partiti per approdare, proprio in questi giorni, ad un servizio civile che ha grandi aspirazioni sul terreno della solidarietà, dell’inclusione, della coesione sociale, della tutela ambientale e della protezione civile, della cooperazione allo sviluppo e della diffusione della pace nel mondo.
E’ da questa storia che nasce il progetto, lanciato dal Governo Renzi, di un servizio civile universale, aperto a tutti i giovani che vogliono farlo, da svolgersi in parte in Italia ed in parte all’estero, per favorire la mobilità dei giovani e l’acquisizione di competenze spendibili anche nel mondo del lavoro. Ed è su questo progetto che attualmente sono concentrate le attenzioni del nostro mondo, sul decreto legislativo che deve riformarne le regole di accesso e funzionamento. Attendiamo in questi giorni i pareri di Camera e Senato affinché il provvedimento torni presto in Consiglio dei Ministri per l’approvazione definitiva, confidando che la crisi di governo non intacchi il prezioso lavoro fatto fino ad oggi.
Siamo soddisfatti dai contenuti innovativi del decreto legislativo, tuttavia chiediamo al Parlamento grande attenzione al tema dell’orario di servizio civile che è eccessivamente oneroso per i giovani, impegnati per 30 ore a settimana. Il servizio civile universale nasce per offrire un’opportunità ai giovani considerando, in particolare, le loro esigenze di vita e di lavoro. Per questo motivo noi chiediamo che l’orario di servizio settimanale sia ridotto a 20 ore, rendendo in questo modo possibile per i giovani conciliare l’impegno per la collettività con i propri impegni personali.
Ieri a Strasburgo, durante la sessione plenaria dell’Europarlamento, il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, ha annunciato che, ad una settimana dal lancio dei Corpi europei di Solidarietà, oltre 10.000 giovani si sono registrati per prendere parte all’iniziativa che si ispira non soltanto ai principi del nostro servizio civile, ma accoglie la proposta lanciata dal governo italiano nel 2014 di istituire un servizio civile europeo. E’ in vista di questa sfida europea che l’Italia ha la responsabilità di rendere il servizio civile italiano un modello di difesa civile creando le condizioni affinchè i giovani che desiderano impegnarsi per la società possano partecipare. E’ necessario che le nostre regole di ingaggio, a partire dall’impegno orario richiesto, siano compatibili con le esigenze di vita dei giovani.
Enrico Maria Borrelli
Presidente Amesci